Diario · Mondo lgbtqi+ · Racconti brevi · Senza categoria

A volte Ritornano ( anche se per poco)

Si lo so, non ho portato avanti nemmeno il più semplice dei progetti, il diario della mia esperienza universitaria, ne la storia su fuffi, ferma al primo capitolo. Esperienza che comunque, per chi volesse saperlo, sta continuando, con tutte le gioie ed i dolori. Ultimamente più dolori che altro e nemmeno legati agli esami. Quando ho iniziato a scrivere questo blog mi ero promessa di non trasformarlo in un diario e per un po’ ci sono riuscita. Diciamo per quasi un anno, forse due. Poi il tracollo. L’ispirazione sparita, la vena “artistica” prosciugata, una serie di banalità sono venute fuori dalla mia tastiera. Mi sono giustificata dicendomi che era un modo come un’altro per sfogarmi, per metabolizzare i vari problemi che stavo affrontando, ma il blog non era nato per quello scopo. In Questi mese in realtà ci sarebbe stato tanto da scrivere, un flusso di parole ha riempito continuamente la mia mente, senza il mio consenso, ferendomi come tanti piccoli spilli. Parole, ricordi, immagini che continuano a riempire i miei sogni, insieme al tuo viso. Una mia amica mi ha detto : “lascia andare i sentimenti che un sogno porta quando è finito. Sono forti ma durante la giornata vanno via, e te ne devi allontanare”. Ci sto provando, ma è difficile farlo se quei sogni ti accompagnano tutte le notti. Anche in questo periodo avrei potuto giustificare il tutto con la scusa del format diario, ma ripeto non è questo lo scopo di questo blog, è ora di tornare a scrivere seriamente o lasciare pagine e pagine di dignitoso vuoto. Mi sarei ritrovata con interi articoli in cui parlavo di te, di fantasie pregne di stupido adolescenzialismo ( passatemi il termine), almeno nella prima fase, per poi passare nella seconda con l’assimilazione del rifiuto, successivamente alla sopportazione dell’allontanamento non solo da parte tua, ma soprattutto di quelle cerchie “amicali” in comune, passando al peso delle tue dichiarazioni, ed infine al mio auto isolamento. Infinite pagine di nulla cosmico, incentrate su di una soggettività che nemmeno esiste se non come soggetto da me idealizzato, e su delle amicizie che probabilmente non erano tali. Perché alla fine è sempre cosi che va a finire nelle mie relazioni platoniche, solo che questa volta ho osato quel tantino in più e sono stata punita. Mea culpa, mea culpa, mea grandissima culpa. Ma tu da qui non puoi passare, non ora, non in queste pagine. Forse un domani parlerò di te o forse no. Non sono sicura di volerti ritagliare uno spazio cosi importante, di voler raccontare quella lenta ed inesorabile discesa che mi ha portata e mi tiene tutt’ora esposta ad ogni tuo respiro, ad ogni tuo minimo gesto che condiziona ogni mio movimento in ogni nostro incontro. Stai già occupando più spazio del dovuto, nonostante io stia cercando di lasciarti fuori. Dopotutto come ho detto nemmeno esisti. Sei solo una trasposizione della mia immaginazione a cui ho dato vita, a cui ho dato troppo potere. Un potere che posso e devo toglierti, devo solo capire come fare. E probabilmente quando lo capirò non sarà più fondamentale, sarà trascorso il tempo necessario per far si che tu, o meglio, questa situazione, sia ormai solo un ricordo . Un po’ come quella stupida voglia di “vendetta”, di rivalsa, che di solito arriva, se arriva, quando la cosa non è più di nostro interesse. Non so se mi da più fastidio il vivere questa situazione o sapere di essere l’unica a pagarne le conseguenze, ad essermi bruciata dall’esposizione, anche se per una sola volta, ai raggi di quel sorriso. Isolata e allontanata per aver creduto di potermi esporre e fidare, almeno per una volta, in un contesto che credevo amico, che credevo non mi avrebbe giudicata per quello che provavo ma protetta, compresa, rassicurata. Vorrei poter credere alla tua buona fede, al tuo non renderti conto di tutta questa situazione, ma non sono stupida. E allora va bene cosi, è stato bello finché è durato.

FanFiction

The Fuffi Show

Capitolo 0 – Un nuovo fuffosissimo giorno

“Uno, due prova”

Il microfono funziona, tutto sembra fuffosamente nella norma. Come ogni mattina eccomi pronta per un nuovo fuffosissimo comunicato. Sono cosi stanca che non ricordo nemmeno come e quando sono arrivata nel mio ufficio. Tom mi saluta garbatamente con un sorriso.

Da quando mi sono trasferita sull’isola non ha detto una parola, solo dei fugaci sguardi di approvazione. Da quel momento mi sembra di dedicarmi notte a giorno alla gestione di questa piccola isola, di passare ogni singolo istante su questa sedia. Forse dovrei chiedere al Signor Nook una giornata libera e tornare a casa a riposare. Meglio pensarci dopo, intanto mi schiarisco la voce e mi preparo per questo nuovo comunicato.

“Salve a tutti. Qui a Mominia sono le 13:15 di sabato 19 febbraio 2022 . E ora passiamo agli annunci di oggi…

Comunicato, fatto, fuffosissimo come semp… perché continuo a coniugare il mio nome per ogni azione?
Spero che Tom non ci abbia fatto caso, è cosi strano ora che ci penso. Forse dovrei davvero andare a casa.

“ding dong”
Come non detto. Ecco un’abitante che viene a chiedere informazioni sull’isola, spero nulla di troppo complicato.

Documenti pronti, scrivania in ordine. Lancio una leggera occhiata al pc di Tom, e non capisco perché sia sempre aperta quella schermata col solito grafico da giorni. Non dovrebbe archiviarla e passare oltre? E dov’è finito il puntatore del mouse. Ci penserò dopo, intanto vediamo cosa posso fare per questo abitante.
Chissà che animale è….
Mi avvicino allo sportello :
“ Oh, Charlie! Che piacere vederti! Cosa posso fare per te oggi?”
Perché ho questa sensazione di dejavu, come se avessi già vissuto questa scena, e perché conosco il suo nome?

Cerco di rispondere al mio meglio alle domande, ma inizio ad avere un fuffissimo mal di tes…. Perché l’ho fatto ancora? Che senso ha? Ma soprattutto, perché non riesco a vedere le sue labbra muoversi. Eppure sento la sua voce, come se mi entrasse direttamente nel cervello, come se riuscissi a leggere nitidamente quelle parole di fronte a me.

Un momento, ma che fuff…

Cos’è quella nuvola di fronte a me e perché ci sono scritte tutte le frasi che ho appena sentito. Ma che fuffo sta accadendo?

Diario · Mondo T

Cosa volete che vi dica?

Insomma, cosa volete che vi dica? si lo so mi sono ridotta all’ultimo momento per scrivere qualcosa, non che se ne sentisse la mancanza o fosse obbligatorio. Questo è il periodo in cui tuttƏ tirano le somme e sempre più spesso le condividono col prossimo. ( Si lo so la schwa è scritta in maniera diversa dal resto del testo, ma da millennial della prima ondata non so come si scriva su tastiera pc windows ) . Non so se voglio scrivere i miei propositi, l’anno scorso l’ho fatto e il 2021 si è rivelato peggiore di moltissimi anni, e ce ne vuole, facendomi rivalutare il 2019 come uno dei migliori anni dell’ultimo periodo. Il 2020 si era concluso con un bel passo, mi ero appena operata alle pocce e poco alla volta stavo recuperando la mia mobilità. Tra le altre cose non sono riuscita nemmeno ad ottenere la taglia di tette che volevo, ma vabbè . Dopo appena 8 giorni il 2021 ha deciso di portarmi due “splendide” notizie, di cui una che so che mi segnerà per il resto della mia vita. La prima, tramite postino, la denuncia da parte della presidenta di seggio dopo le mie proteste al seggio di siena al suo non voler segnare la deposizione di Anastasius contro la divisione delle file per genere, situazione che ancora non si è conclusa, dovendo ancora affrontare un secondo processo ( al primo sono stata assolta) . La seconda, tramite email “informale”, la decisione da parte dell’ivg(?), del tribunale di Siena(?) di volerci allontanare dalla nostra casa. La casa dove avevo vissuto per gli ultimi 6 anni, la casa che avevo costruito io, dove avevamo iniziato i nostri progetti, dove mi sentivo al sicuro. Abbiamo lottato fino all’ultimo, contattato chiunque, dalle istituzioni, ai giornali, alle associazioni, abbiamo sperato, fino all’ultimo…inutilmente. Il 14 giugno circa, non ricordo bene la data, sono venuti a sbatterci fuori. Carabinieri, tribunale, ivg, assistenti sociali, tutti li ad assistere alla disfatta. Mi porto ancora dietro quel dolore, che si manifesta ancora forte nei miei sogni, un dolore che non se ne andrà mai e che si è ripetuto quando per ritirare la posta ho visto che dopo circa due settimane, avevano già distrutto ogni mio passaggio in quel luogo e che si risveglia ogni volta rivivo con la mente, anche per sbaglio, quei momenti. Ricordo che quel giorno ero talmente stanca che non ho battuto ciglio, non dormivo da 24 ore che poi sarebbero diventate 36, per poter mettere in salvo il possibile dal sequestro. Ancora oggi al solo pensiero mi viene una fitta al cuore. Era il nostro nido, il nostro luogo sicuro dove avevamo ancora tanti progetti da realizzare, e ci è stato portato via nel silenzio generale. Da quel momento non abbiamo ancora trovato un nostro rifugio, un nostro nido. L’anno sta per concludersi e siamo ancora in balia dell’incertezza, della paura, dell’insicurezza, del non sapere dove saremo tra una settimana o un mese. Non abbiamo ancora trovato una casa, ne abbiamo la possibilità di farlo in affitto, non ho più un lavoro. Si nel 2021 ho lavorato 6 mesi come lavapiatti, facendomi tutti i giorni quasi un ora di auto. Una speranza per una casa si è manifestata all’orizzonte, ma per ora la situazione è rimasta stagnante e sono alquanto pessimista sulla sua risoluzione.
Ormai ho poche speranze su tutto.
Anche l’unica nota positivo, col senno di poi, mi sembra una nota dolente.
Sono finalmente riuscita ad iscrivermi alla magistrale di Antropologia dopo anni di tentativi infruttuosi. Ma la difficoltà degli esami, dovuta principalmente alla mia non più lucidità nello studio, mi sta facendo pentire di esserci riuscita. Vi ho già parlato delle mia perplessità su come è organizzato il corso che sto frequentando, e non posso fare altro che confermarle. E non so se a tutto questo si aggiungono anche le difficoltà legate all’età che aumenta, al fin della fiera ho solamente 36 anni, cosa dovrebbe esser cambiato rispetto a 6\7 anni fa quando mi sono iscritta alla triennale, che a parte qualche esame che per noia non riuscivo a studiare, non mi ha dato grandissime difficoltà. Eppure tutte le materie che sto studiando sono interessantissime, anche se per ora sono solamente 3. Tra le altre cose ho ripreso a far politica nel territorio, forse l’unica nota positiva.
Sinceramente non riesco a trovare null’altro di positivo in quest’anno appena trascorso e non è per fare la solita pessimista. E con lo stesso spirito mi ritrovo ad affrontare questo nuovo anno, consapevole che sarà, almeno dalle attuali prospettive, il continuo di quello che sta finendo, sennonché addirittura con possibili risvolti ancor più negativi, poiché la cosa più probabile e che finiremo molto probabilmente a vivere in roulotte, che ho acquistato qualche mese fa, senza acqua calda e con un limitato supporto elettrico, visto che dovrò alimentarla se tutto va bene con un pannello solare . Tra le altre cose sono stata contatta per l’altra ipotetica operazione, visto che a quanto pare la lista d’attesa si è notevolmente ridotta, molte persone hanno rinunciato, quindi nel caso in cui dovessi decidere per la vaginoplastica, mi ritroverei a vivere il post operazione in roulotte, con un cesso portatile, senza bidet e con un letto che in pratica è un sacco a pelo.
Insomma cosa volete che vi dica ? Che sarà un anno migliore? Che tutto andrà per il meglio? Un po’ come quando la gente urlava dai balconi che ne saremmo usciti migliori da questa pandemia, per poi scannarsi come merde al primo cenno di crisi prolungata? Che ricombinerò a scrivere come prima, quando nonostante abbia completato il mio primo libro non sono riuscita ancora a pubblicarlo ( non per causa mia a sto giro) e nonostante abbia un plot molto interessante, dal mio punto di vista, non sono ancora riuscita ad iniziare il mio secondo libro?
Cosa volete che vi dica?
Facciamo che non vi dico niente ed ognunƏ s’immagina quello che vorrebbe sentirsi dire, tanto cambierebbe poco. Facciamo che mi limiterò ad un dignitoso silenzio, in attesa del botto finale.
Quindi buon anno, e caso mai non vi dovessi rivedere, buon pomeriggio, buona sera e buona notte.

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Diario di una studentessa di antropologia quasi quarantenne (Primo mese)

Si lo so, il titolo precedente sembrava suggerire una rubrica settimanale, nata per accompagnare questo percorso appena iniziato. ed effettivamente doveva essere cosi e sottolineo DOVEVA. Ormai chi segue da tempo questo blog, saprà quanto io riesca difficilmente a mantenere una certa continuità nello scrivere, soprattutto nell’ultimo anno, complici ovviamente le varie situazioni personali che sto affrontando. Ma torniamo all’argomento cardine del post? Ho già abbandonato il percorso, consapevole del fatto che ormai il mio livello di attenzione è drasticamente calato, consapevole che il mio riuscire a concentrarmi e studiare sia notevolmente peggiorato dal 2018, anno della mia tesi alla triennale? No, almeno per ora, ma ho abbandonato un corso opzionale, economia cognitiva e comportamentale, troppo fuori dalle mie corde. Sto continuando invece a seguire, anche se con qualche difficoltà, antropologia visiva ed ho concluso con soddisfazione religione e diversità, con cui ho già dato una parte dell’esame presentando un mio progetto sulla madonna di Montevergine. Approfondendo il mio rapporto con antropologia visiva, in tutto dovrebbero essere 6 libri da leggere per un esame da 12 crediti, ne ho già letti 3 anche se due con moooolta difficoltà. A breve dovrebbe iniziare il terzo corso del semestre, sostenibilità sociale e disuguaglianze . Sono sfortunatamente stata costretta a rinviare un esame che avrei voluto fare il primo anno al secondo, l’organizzazione degli esami di questa magistrale è pessima. Non voglio essere la solita polemica, ma in pratica la maggior parte delle materie era disponibile solo per il secondo semestre, obbligando a dover scegliere solo 3 materie e non tutte interessanti il primo semestre. In pratica mi ritroverò a fare 5 esami al secondo semestre di cui due da 12 cfu e 3 al primo, per un totale di 60, ben 60 cfu il primo anni, più della metà dei cfu da raggiungere in due anni. Ed io che mi lamentavo della gestione della triennale. Per il resto, be ne parlerò in un altro post, appena ne avrò il tempo. Sappiate che abbiamo probabilmente trovato una soluzione per il trasferimento della roulotte a badesse, faremo dei video a riguardo prima e dopo la ristrutturazione.
Baci a presto ❤

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Diario di una studentessa di antropologia quasi quarantenne (Prima settimana)

E si, dopo mille peripezie sono riuscita a rientrare solo dopo 3 anni tra i banchi di scuola, l’ultima volta ne erano passati 9 . Dopo la laurea triennale in scienze del servizio sociale, che a ben poco è servita a livello lavorativo, ho deciso di seguire il mio cuore, e non solo un ipotetica lettura lavorativa.
Sono ufficialmente una studentessa di Antropologia e ricerca sociale.
Sia ben chiaro, ho adorato la triennale di SS e le sue materia.
Ma col senno di poi, vista l’utilità, mi sarei potuta proiettare direttamente in qualcosa di meno pratico e più interessante. In maniera non ufficiale, cioè da non iscritta, ho iniziato a seguire i primi corsi il 27 settembre, quindi dal primo giorno, in chiave ufficiale, sono iscritta da venerdì 1 ottobre.
Non che ci sia stata tutta sta gran varietà di scelta.
In realtà sto seguendo anche materie di cui non ho la minima preparazione, ad esempio economia cognitiva e comportamentale e con cui per ora sto riscontrando non poche difficolta. Nel secondo semestre arriveranno quelle succose. Ma nel frattempo, bisogna mettersi sotto ( ho già iniziato a studiare i vari testi per l’esame).
Per ora sto seguendo :
– Antropologia visiva
– Economia cognitiva e comportamentale
– Religione e diversità ( attualmente la mia preferita).
Devo essere sincera, diverse volte mi sono sentita alquanto stupida, con il forte dubbio di essermi estremamente sopravvalutata. Mi ritrovo in queste aule, con ragazzi di 25 anni, a studiare materie di cui so veramente poco, anche perché non rientravano nemmeno nella mia triennale. Poi ovviamente gli anni in più non aiutano, ne tantomeno il lavoro. In fondo durante la triennale, avevo dai 4 ai 7 anni in meno, 30 anni circa. Sono riuscita anche a farmi aggiornare i dati della segreteria e l’email istituzionale, cosa non scontata ma che in realtà è stata risolta con estrema semplicità e velocità.
Scoraggiamenti a parte si va verso il primo test e verso questa seconda settimana, il 12 ho il primo test di economia.
Dopo ben 3 anni si ritorna a studiare, con un nuovo obbiettivo.
Alla prossima settimana con un nuovo aggiornamento ❤

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L’era dell’incertezza

Sono passati ormai già ben tre mesi, tre mesi lontana da te. Mai avrei pensato che ci sarebbero riusciti e fino all’ultimo ho sperato in un miracolo, un gesto che ci avrebbe permessi di non perdere quella che per noi, per me era Casa. Per quanto siano passati questi tre mesi, mi ritrovo spesso a sognarti come le prime settimane, e come le prime settimane, in ogni sogno ripeto il mio pianto nel tuo ricordo. Ed ora sono qui, in questa casa non casa, di ritorno da un lavoro che non dovrebbe essere il mio lavoro, con un bicchiere di vino a cercare di rimettere insieme una serie di pensieri frammentati e offuscati dalla stanchezza. Ogni pomeriggio mi ritrovo in strada diretta per andare a lavoro, nel momento di maggiore lucidità emotiva e produttiva. Ed ogni pomeriggio sfuma ogni possibilità di trascrivere ogni pensiero razionale che si disperde al mio ritorno. Paradossalmente la pagina fb del blog sta racimolando più mi piace, più seguito in questo periodo di assenza prolungata dalla pubblicazione, che nel mio periodo più prolifico, quando senza problemi pubblicavo 2\3 volte al mese.
I casi strani della vita.
Vorrei potervi dare dei buoni aggiornamenti, specie dopo la perdita della nostra casa, ma non è cosi. Dopo una serie di tentativi, di illusorie soluzioni, tra cui, quella di una casa fattoria a gracciano di cui vi avevo accennato, dove non solo avremmo avuto una casa provvista di giardino dove poter coltivare le nostre piante e prendere degli animali da fattoria, ma anche un lavoro che mi avrebbe permesso di non avere eccessivi contatti col mondo esterno, siamo di nuovo punto ed a capo, sempre alla ricerca di un posto da chiamare nuovamente casa. Anche se per me sarà difficile far scivolare questa sensazione di angoscia, di paura che ormai mi porto dentro. Questa sensazione di abbandono, di incertezza nel ritrovarmi nuovamente senza soluzioni, senza speranza, senza via di fuga, incapace di prendermi cura di me stessa e di chi amo. Sono arrivata anche a chiedere aiuto ai preti, ovviamente senza nessun risultato.
L’unica nota positiva è che forse, forse, riuscirò finalmente ad iscrivermi a questa benedetta magistrale in antropologia e prendere una seconda laurea, manca solo la conferma della borsa di studio. La curiosità, la voglia di sapere, sono un peso da cui non riesco a liberarmi .
Anche perché in quest’era dell’incertezza, l’unica certezza che mi accompagna ormai è la frase : “a che pro”. A cosa serve lottare, se il finale porta con se solo amare delusioni. A cosa serve tutta questa curiosità, questa voglia di specializzarsi, questa voglia di migliorarsi, se viviamo in una società dove la meritocrazia è solo un miraggio. Dove nemmeno diritti fondamentali, come quello di un tetto sulla testa o di un lavoro utile e dignitoso vengono rispettati. Eppure basta girovagare per San gimignano per pochi km per imbattersi in case bellissime abbandonate dai cosiddetti proprietari terrieri.
In un sistema altamente classista come il nostro, la fantasia, l’immaginazione, la voglia e la sete di conoscenza sono un lusso che in pochi possono permettersi. Perché quello che dovrebbe essere un dono, si trasforma in un buco nero, che ti divora dall’interno.
E mentre lentamente ti divora lascia spazio solo all’incertezza e alla paura dell’oggi e terrore del domani, in una stretta al petto che non ti abbandona mai.

Diario

Avete vinto

Avete vinto. Ci avete scacciato dal nostro piccolo angolo di paradiso. D’altronde la legge è dalla vostra parte.
Ho pensato a tutte le cose che abbiamo perso, a questo piccolo angolo di paradiso che mi ero costruita nel corso degli anni. L’orto dove potevo coltivare tutte le mie piantine(col tempo sono diventata abbastanza brava) lo studio dove il mio compagno aveva tutto lo spazio per poter lavorare, il giardino dove il mio bambino poteva stare al sicuro e dove ha già vissuto metà della sua vita. Eppure quando 6 anni fa sono entrata in queste stanze, molti mi prendevano per pazza. Non riuscivano a capire come io ci potessi vivere, essendo per loro una casa inabitabile, inaccettabile. Niente riscaldamento ne acqua calda o la maggior parte dei mobili.
Per me invece rappresentava la perfezione, una tela bianca da poter dipingere, problemi al tetto permettendo.
Qui avevamo tutto lo spazio in cui cullare i nostri sogni, le nostre passioni. Tutto lo spazio per sentirci al sicuro.
Molte delle cose presenti tutt’ora le ho costruite io nel corso del tempo, a cominciare dalla zona orto.
E più penso a tutto quello che abbiamo perso, e più una parte di me sta male, come se avessi perso una parte importante di me, una parte che avevo difeso e costruito in tutto questo tempo.
Per la prima volta in vita mia mi sento umanamente e profondamente sconfitta su tutti i fronti e chi mi conosce sa che ho dovuto rinunciare a tanto, lottare tanto, anche solo per far riconoscere chi sono. Nessun posto sarà di nuovo pienamente casa, nessun posto potrà ridarci quella serenità che tanto avevo agognato e trovato in quel luogo.
Ed in questo continuo peso con cui mi sveglio ogni mattina, mi chiedo:
è davvero questo il sistema per cui intendevo lavorare mentre mi stavo laureando? E’ davvero questo il mondo in cui volete\ vogliamo vivere? Un mondo in cui anche i più sacri diritti fondamentali vengono calpestati e cancellati per mano di istituzioni che dovrebbero invece tutelarli al di sopra di ogni cosa.
E’ davvero questo il mondo in cui volete vivere? Mi dispiace ma io inizio ad esserne veramente stanca . Stanca di lottare contro tutto questo, continuamente, senza pace.
Ma in fondo che conta, la legge, almeno quella dell’uomo, era con voi, avete vinto.
Che questa vittoria vi pesi come un macigno sulle coscienze, se solo ve n’è rimasta una.

Diario · Mondo T

Limbo

Spesso in questo periodo mi rifugio nei miei pensieri, come in una sorte di limbo da cui non vorrei uscire e dove vengo travolta e cullata dalle mie fantasie. Scendo in giardino, e nelle giornate di sole mi sdraio sorniona sotto quei raggi tiepidi.
Credo che per tornare a scrivere come un tempo dovrei inventare un incalanatore di pensieri, in modo da trasferire su carta o foglio digitale tutto quello che mi passa per la mente. Orami il flusso è talmente dispersivo e fluido che non riesco più a trarne nulla di concreto. Cosi come quando da bambina, tra il fastidio e la gioia infilavo le mani nella sabbia e cercando di stringerla per carpirne il calore, sentivo ogni granello scivolarmi via, restando con niente tra le mani, adesso tra un pensiero e l’altro, tra un frase e l’altra, quel limbo mi lascia senza idee ma purificata, in un illusione di pace simile ad una dose di metadone.
E’ l’unica cosa che mi rimane per non lasciarmi andare allo sconforto. Una dose di irrazionale e nociva sensazione di pace, che mi distacca da questa realtà che non ho mai veramente controllato.
Dovrei essere arrabbiata, disperata o almeno preoccupata, ma non lo sono. Sono pacatamente distaccata, imprigionata e “protetta” da quella sensazione di pace che con sempre più frequenza mi porta lontana da tutto questo, in un distacco dalla realtà che non riesco a controllare.
Ed in quel limbo, come in tanti sogni ad occhi aperti, riesco a trovare mille soluzioni ai nostri problemi.
In quel limbo sono la scarlet witch che controlla ogni aspetto del nostro mondo e che con un battito di ciglia fa sparire ogni tua paura ed ogni nostro problema. Sono la disperazione che diventa rassegnazione e poi pace, ma che trova riparo in una soluzione finale che rimette tutto al suo posto.
Sono l’eroina del nostro presente, in una continua assuefazione di autocontrollo e distacco dal mondo in cui vivo.
Spesso in uno dei tanti mondi alternativi ci immagino economicamente abbastanza forti da poter comprare una casa tutta nostra, con giardino, spazio per l’orto e per degli animali da fattoria con abbastanza soldi per poter vivere il resto dei nostri giorni totalmente distaccati dal mondo esterno. In un auto isolamento a vita che ricorda spesso quella cellula che tante volte ho citato nei miei vecchi articoli.
in quel modo forse riuscirei a proteggerci da questa realtà da cui consapevolmente e senza lottare la mia mente mi sta distaccando.
E allora forse riuscirei a ritrovare la retta via, in un mondo privo di ponti che distraggono e invadono i miei pensieri, in un infinità di mondi collegati da un solo tragitto sicuro, in cui potersi sdraiare al sole e lasciarsi cullare insieme dal caldo tiepidino primaverile.

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Something in the way

E’ difficile trovare l’ispirazione,è davvero davvero difficile, specie quando l’unica cosa che vorresti trovare è il silenzio, la pace, avere le risorse per poterti allontanare e chiuderti in un piccolo mondo ovattato.
Ad ogni pioggia sento il tetto gocciolare, come a volermi ricordare di tutte le volte che ho procrastinato o di tutte le volte che mi sono affidata alle parole,alla fiducia aspettando il momento che tutto mi piovesse nuovamente addosso, costretta ad ammettere ed affrontare che non sono ancora nel regno dei cieli, ma ancora invischiata nei vostri sfaceli.
Avrei dovuto far mio il potere del silenzio già da tempo, mi sarei risparmiata tante controversie inutili,tanti chiacchiericci che riempiono e pesano sul mio stomaco e mi portano a svegliarmi tutte le mattine col mal di stomaco e la paura di svegliarmi ancora ed arrivare a quel giorno in cui quel rumore di gocce sul tetto sarà sempre più vicino e freddo.
Quel giorno te non saresti con me, ti avrò mandato via in un posto più sicuro, tranquillo, lontano da quella pioggia che tutto fa marcire, lontano da quello che sarebbe dovuto essere il nostro nido per ancora tante lune, ma che diventerà col tempo solo una delle mie tante tappe verso il rancore e la rabbia e la voglia di isolamento.
Non vi lascerò nutrire di tutto questo.
Se isolamento deve essere sarò io a decidere il quando ed il come. Se deriva dovrà essere, sarò io a decidere dove spiaggiarmi, in quale buco del tessuto sociale incastrarmi, come un pezzo di carne marcia nei vostri denti.
Se silenzio dovrà essere, sarà perché avrò deciso io di smettere di parlare e scrivere e dimenarmi, consapevole di questo inutile teatrino di cui faccio ancora parte.
Ed in quel momento, quando mi sveglierò e questo tetto gocciolante non sarà più qui a proteggermi da questa pioggia, sarà allora che forse per una notte o anche per un solo risveglio saranno i vostri stomachi a stritolarvi, sarà il vostro senso di fallimento a raggiungervi, ma sarete troppo distaccati per capirlo, troppo vuoti o forse troppo voi stessi, mentre io sarò finalmente isolata in un nucleo inviolabile e sicuro, cullata dal dolce rumore di fusa che continuerà a scaldarmi il cuore.

I will never bother you
I will never promise to
I will never follow you
I will never bother you

Never speak a word again
I will crawl away for good

I will move away from here
You wont be afraid of fearNo thought was put in to this
I always knew it would come to this

Things have never been so swell
I have never failed to feel
Pain {3x}

You Know your Right {3x}

I’m so warm and calm inside
I no longer have to hide
Let’s talk about someone else
Steaming soup against her mouth
Nothing really bothers her
She just wants to love herself

I will move away from here
You wont be afraid of fear
No thought was put into this
I always knew to come like this
Things have never been so swell
I have never failed to feel

Nirvana : You Know You’re Right

Diario · Mondo T

Notte prima del ricovero

Si lo so, sono passati due mesi circa. Di nuovo. Chiedo venia,
ma non avevo assolutamente voglia di scrivere. Eppure di idee carine ne avevo, articoli abbastanza allegri, aggiornamenti sul libro, insomma cose. Ma stavolta a mancare è stata la voglia. Ed ora mi ritrovo a scrivere da una camera a Ragusa, usando una scomodissima tastiera querty collegata al cell, in attesa del ricovero alla clinica del mediterraneo. Si, mercoledì è il gran giorno, il giorno delle tette. Domani ricovero e mercoledì operazione di mastoplastica. Non so ancora la taglia massima che potrò avere, probabilmente una terza. Paradossalmente non sono ancora preoccupata per l’intervento in sé, almeno per ora, in fin dei conti, mi addormenteranno. Sono più preoccupata per il post operazione, i tempi di recupero, i tempi di di dimissione. Il 20 abbiamo il viaggio di ritorno e dobbiamo lasciare la stanza, non abbiamo altri fondi a disposizione. Il viaggio ci è già costato tanto. Due parole su Ragusa anzi una:ordinaria. La città è carina ma nulla di trascendentale. Ovviamente per via dell’attuale situazione i luoghi di possibile interesse erano tutti chiusi. Ma sarebbero state tutte chiese sicché va bene così. La città poi si è dimostrata particolarmente cara, molto. Più cara di Napoli e perfino di poggibonsi. Un panino con un hamburger e cipolla ben 8 euro. Assurdo. Fortunatamente abbiamo trovato un forno dove assaggiare cose locali ad un prezzo abbordabile. Il posto si chiama “la grotta”. (wordpress ha deciso di cancellare tutto sicché mi ritocca riscrivere). Tornando all’intervento, sono piu preoccupata per i tempi di recupero, i tempo di dimissione e di guarigione. Come ho detto non possiamo rimanere qui per troppo tempo e mi preoccupa tantissimo lasciare Anastasius da solo in albergo in questa città, da solo. Per non parlare del gattino bambino da solo a poggibonsi. Quel gattino ormai è abituato a vivere costantemente sulle mie gambe. Comunque se tutto va bene vi aggiornerò domani o dopodomani. Non so ancora che taglia di tette massima potrò fare. Comunque spero di trovare la voglia di scrivere e scacciare quest’ansia improvvisa. Ma per ora vi auguro una buona giornata. E se non dovessimo rivederci, buon pomeriggio, buona sera e buona notte, dalla vostra neopopputa blogger.