Diario · Mondo T · Racconti brevi

Sinfonia n. 14 (Šostakovič) Adagio

Aveva paura, quella sera aveva paura, non voleva esser nuovamente scoperta e vedere il suo piano andare in fumo. Avrebbe trovato la pace, nonostante le visite, gli abbracci, l’affetto di chi la volta precedente le aveva dimostrato tutta la propria vicinanza, era stanca, si sentiva sola, svuotata, privata di tutto. Quelle parole che le erano state scagliate addosso ormai le sentiva cucite come marchi indelebili “abusatrice”, “manipolatrice”, “persona pericolosa” .
Ma forse dovremmo fare un piccolo passo indietro e precisamente l’otto marzo. La manifestazione era pronta e lei testardamente era rimasta tra le organizzatrici. Si era raccomandata con tutte le compagne di poter vivere l’esperienza in un posto sicuro, senza la presenza di quella persona che col solo pensiero le suscitava ondate di ansia e paura . Vederla un mese esatto dal loro ultimo incontro, da cui non aveva più avuto sue notizie e da cui era stata ignorata, significava ricadere in quel vortice di angoscia e disperazione, un mix di emozioni difficili da spiegare. Nemmeno i farmaci prescritti al suo primo giorno di dimissioni riuscivano a tenerla tranquilla. E cosi fu. Quella sera preoccupata ma rassicurata decise di dedicarsi un momento di festa, in quella sede dove qualche giorno prima aveva preparato i cartelloni per la manifestazione, ma lei era li. Non curante di tutto, come se niente la scalfisse, nemmeno vederla crollare pietosamente ai suoi piedi e poi su un divano. Le uniche parole che uscirono dalla sua bocca alla sua vista furono un “ecco” quasi scocciato. Sulle prime , alla sua vista aveva deciso di mollare , di scappare via, di lasciarle anticipatamente il campo, come avrebbe fatto successivamente. Ma qualcosa in lei la tenne bloccata su quel divano. Non riusciva a scappare ma nemmeno reagire. Prese l’ultima pasticca in suo possesso ma non ebbe alcuno effetto. E fu cosi che in preda alla disperazione fece l’unico gesto che non avrebbe dovuto fare. Un ERRORE che le sarebbe costato caro. Non che non ne avesse fatti già altri in precedenza in preda alla paura ed al dolore. Come scriverle dei messaggi patetici in cui le chiedeva un altra possibilità, o rispondere al suo accusarla di averla costretta in una relazione malsana di essere una persona manipolatrice. Ma due errori non fanno una ragione. In un scatto disperato si alzo dal divano ma venne subito bloccata, riuscendo comunque ad uscire. Avrebbe voluto sentire la sua voce, chiederle dei tanti perchè, trovare una spiegazione a quel buco nero che non riusciva più a riempire da quel giorno, avrebbe voluto abbracciarla un ultima volta . Ma l’unica cosa che ottenne è l’etichetta di abusante. Fu la fine di tutto.
Al ritorno a casa, per tutt lei era l’elemento pericoloso, che rendeva quegli spazi non più liberi.
L’idea le venne il giorno stesso, ma doveva organizzare minuziosamente ogni particolare. Non poteva lasciare L’ex senza una lira e la consegna della commissione ci sarebbe stata solo domenica 10. E non poteva rischiare di fallire come la volta precedente. Attese, per qualche giorno, anche perchè cercava forse in cuor suo un motivo per non farlo. Ma la riunione di lunedì, quelle parole, le diedero la spinta giusta , la motivazione massima per cui forse quel salto nel vuoto sarebbe stato non solo necessario ma giusto.
Martedì sera aveva tutto l’occorrente, la lucidità necessaria ed una piccola dose di paura. Nei giorni precedenti aveva apprezzato maggiormente quelle pennellate di azzurro, quelle nuvole quasi messe li per dissuaderla, mentre intontita dai farmaci si recava a lavoro con la sua c3 azzurra. Il piano era perfetto. Prese tutte le confezioni dei farmaci ed uno ad uno, le accumulò in tanti piccoli cumulini divisi per tipo. Avrebbe preso prima quelle più difficili da ingerire, una per una, per poi passare a quelle più piccole, ingeribili tutte insieme in una sola volta. Avevo messo un po’ di musica di sottofondo per non far sentire il rumore dello spacchettamento, ma forse fu proprio quella musica a tradirla. Le mani le tremavano, aveva paura, ma quando senti la prima pillola, e poi la seconda scendere, non ebbe più dubbi. Scoperta non poté che ammettere il suo piano, ma ormai era praticamente concluso, mancavano solo 3 insignificanti piccole all’appello, poco importava. L’autoambulanza arrivo in pochi minuti e fu costretta a sdraiarsi sul letto. Si sentiva quasi delusa ed infastidita da tutte quelle precauzioni, stava benissimo ed i farmaci non avevano ancora avuto alcun effetto. Pochi secondi dopo, il buio. Era al pronto soccorso di Siena. Forse qualcun le aveva chiesto se avesse mai fatto una lavanda gastrica, ma potrebbe esserselo immaginato. Ricorda solo a tratti un bagno alla luce del sole dove goffamente e senza successo cercava di recarsi per i bisogni. Ricorda solo che non aveva più gli abiti di casa, ma dei vestiti usa e getta che probabilmente continuamente le venivano cambiati per via della grossa assunzione di carbone, nel tentativo di farle espellere tutto. Per il resto il nulla. Probabilmente sedata per evitare ulteriori complicazioni. Poi i giorni cominciarono a ritornare tutti uguali, in quelle stanze che l’avevano già ospitata qualche settimana prima, ma che questa volta avrebbe dovuto ospitarla per un periodo ancora più lungo, con il rammarico di esserci andata davvero vicina. Per la prima volta un pensiero sembrava attenuarsi, il suo. Non era sparito ma era meno presente. Fu in quel momento che per disperazione decise di cancellare tutti i contatti che per errore le avrebbero mostrato come la sua vita invece stava scivolando lentamente. Le bastava pensare a lei, alla possibilità di poterla incontrare, anche solo per errore per scatenarle un terrore, un angoscia che mai aveva provato ,che non capiva e che fino ad oggi non avrebbe ancora capito. Come può una promessa d’amore trasformarsi in un simbolo di angoscia, di paura, di disperazione. Come può un abbandono radicarsi ed espandersi fino a creare un buco nero che tutto ingoia e distrugge. Sono davvero il marcio che ha inglobato se stessa? (pensava continuatamente ). Avrà tutto il tempo per capirlo, lontana da quegli spazi che lei ora giustamente vive, ma dove al solo tentativo di avvicinarsi ne uscirebbe in sua presenza solo con le ossa e l’anima a pezzi.
E va bene cosi, verso altri obiettivi, verso altri fonti di possibili guarigioni, lontana da ogni ricordo

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