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L’era dell’incertezza

Sono passati ormai già ben tre mesi, tre mesi lontana da te. Mai avrei pensato che ci sarebbero riusciti e fino all’ultimo ho sperato in un miracolo, un gesto che ci avrebbe permessi di non perdere quella che per noi, per me era Casa. Per quanto siano passati questi tre mesi, mi ritrovo spesso a sognarti come le prime settimane, e come le prime settimane, in ogni sogno ripeto il mio pianto nel tuo ricordo. Ed ora sono qui, in questa casa non casa, di ritorno da un lavoro che non dovrebbe essere il mio lavoro, con un bicchiere di vino a cercare di rimettere insieme una serie di pensieri frammentati e offuscati dalla stanchezza. Ogni pomeriggio mi ritrovo in strada diretta per andare a lavoro, nel momento di maggiore lucidità emotiva e produttiva. Ed ogni pomeriggio sfuma ogni possibilità di trascrivere ogni pensiero razionale che si disperde al mio ritorno. Paradossalmente la pagina fb del blog sta racimolando più mi piace, più seguito in questo periodo di assenza prolungata dalla pubblicazione, che nel mio periodo più prolifico, quando senza problemi pubblicavo 2\3 volte al mese.
I casi strani della vita.
Vorrei potervi dare dei buoni aggiornamenti, specie dopo la perdita della nostra casa, ma non è cosi. Dopo una serie di tentativi, di illusorie soluzioni, tra cui, quella di una casa fattoria a gracciano di cui vi avevo accennato, dove non solo avremmo avuto una casa provvista di giardino dove poter coltivare le nostre piante e prendere degli animali da fattoria, ma anche un lavoro che mi avrebbe permesso di non avere eccessivi contatti col mondo esterno, siamo di nuovo punto ed a capo, sempre alla ricerca di un posto da chiamare nuovamente casa. Anche se per me sarà difficile far scivolare questa sensazione di angoscia, di paura che ormai mi porto dentro. Questa sensazione di abbandono, di incertezza nel ritrovarmi nuovamente senza soluzioni, senza speranza, senza via di fuga, incapace di prendermi cura di me stessa e di chi amo. Sono arrivata anche a chiedere aiuto ai preti, ovviamente senza nessun risultato.
L’unica nota positiva è che forse, forse, riuscirò finalmente ad iscrivermi a questa benedetta magistrale in antropologia e prendere una seconda laurea, manca solo la conferma della borsa di studio. La curiosità, la voglia di sapere, sono un peso da cui non riesco a liberarmi .
Anche perché in quest’era dell’incertezza, l’unica certezza che mi accompagna ormai è la frase : “a che pro”. A cosa serve lottare, se il finale porta con se solo amare delusioni. A cosa serve tutta questa curiosità, questa voglia di specializzarsi, questa voglia di migliorarsi, se viviamo in una società dove la meritocrazia è solo un miraggio. Dove nemmeno diritti fondamentali, come quello di un tetto sulla testa o di un lavoro utile e dignitoso vengono rispettati. Eppure basta girovagare per San gimignano per pochi km per imbattersi in case bellissime abbandonate dai cosiddetti proprietari terrieri.
In un sistema altamente classista come il nostro, la fantasia, l’immaginazione, la voglia e la sete di conoscenza sono un lusso che in pochi possono permettersi. Perché quello che dovrebbe essere un dono, si trasforma in un buco nero, che ti divora dall’interno.
E mentre lentamente ti divora lascia spazio solo all’incertezza e alla paura dell’oggi e terrore del domani, in una stretta al petto che non ti abbandona mai.

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